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Oggi

„La vita va avanti“, dice Wiktorja Delimat. La vita va avanti, per tutti: quello che importa è come. Da ragazzo Elie Wiesel, insignito nel 1986 del premio Nobel per la pace, fu prigioniero nel campo di concentramento di Buchenwald, dove vide suo padre morirgli sotto gli occhi. Il 5 giugno del 2009, tornato a Buchenwald su invito del presidente degli Stati Uniti, pronunciò queste parole.

“È giunto il momento. Ne abbiamo abbastanza. Ne abbiamo abbastanza. Non vogliamo più andare nei cimiteri. Basta. Ci sono abbastanza orfani, abbastanza vittime. Ad un certo punto deve giungere il momento in cui si riesce a stringere dei legami fra gli uomini. Per questo diciamo a tutti quelli che vengono qui: tornate indietro, serbate il ricordo e siate determinati ad avvicinarvi gli uni agli altri! Il ricordo deve avvicinare gli uomini, non dividerli. Questa esperienza qui non dovrebbe seminare odio nei nostri cuori, ma al contrario generare un sentimento di solidarietà fra noi. Che cosa potremmo fare altrimenti, tranne tenere in alto questo ricordo, affinché gli uomini in ogni parte del mondo possano dire: il XXI secolo è il secolo di un nuovo inizio, un secolo di nuove promesse, un secolo di smisurata speranza e di profonda gratitudine nei confronti di tutti coloro che credono in questo compito, il cui obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità”.